“Le persone non scappano dalle aziende ma dai capi incapaci”
Oggi parliamo di Leader e Leadership.
Ho letto un articolo di Davide Caiazzo intitolato: “le persone non scappano dalle aziende ma dai capi incapaci”.
Titolo forte, senza alcun dubbio! Il concetto di fondo nell’articolo però è facilmente condivisibile purché non si esageri.
Pensiamo al modo di dire “il bastone e la carota”, alla celebre “questa mano po’ esse fero e po’ esse piuma”…
Capo non è chi sgrida, urla e basta. Un bravo capo deve essere ferro e deve essere piuma, deve essere bastone e deve essere carota.
In altre parole: un bravo capo deve essere un leader.
Entrambe le cose sono necessarie.
Gli estremismi provocano facili dissensi ed il rischio di cadere in una gestione troppo permissiva o, al contrario, troppo severa, è dietro l’angolo.
Ci tengo a precisare che la figura del capo per me deve necessariamente essere avvolta da quel misto di autorità, ammirazione ed anche un po’ di paura (è giusto che i dipendenti non credano di “passarla sempre liscia” quando sbagliano), altrimenti non esisterebbe gerarchia.
Credo tuttavia che sia anche importante generare nel dipendente quella voglia di lavorare bene per raggiungere sia un successo personale sia un successo collettivo, da condividere con colleghi e superiori.
E, per averla, è indispensabile che il capo sappia ricompensare, congratularsi, riconoscere un successo.
Ricordiamoci, inoltre, che se un dipendente ottiene un buon contratto o realizza un bel progetto, contemporaneamente vince l’azienda in cui lavora.
È tutto il team che vince: non esisterebbe il dipendente senza l’azienda (e viceversa)!
Quindi, sì ai complimenti, ai bonus, agli incoraggiamenti, anche ad una semplice stretta di mano (non bisogna per forza ricorrere a grandi gesti, striscioni e feste a sorpresa, ndr).
Sì anche ai rimproveri quando necessari (sempre nel limite di una discussione civile e volta ad un confronto per migliorare).
No alla discriminazione ed a trattamenti di favore in aziende con più dipendenti.
Elogiare continuamente uno e disprezzare l’altro crea rivalità non necessarie e decisamente poco produttive, oltre che rovinare i rapporti tra i dipendenti stessi.
No anche a complimenti “sull’ovvio” o ripetuti troppo spesso: svaluta il complimento stesso e non è necessario se il dipendente ha semplicemente portato a termine il proprio lavoro nei tempi stabiliti.
È il suo lavoro, in fondo!
Concludo con un mio pensiero personale: niente crea un leader più della capacità di guidare un gruppo di persone verso il raggiungimento di un obiettivo comune.
Per cui non essere solamente un capo, sii un leader.
Lavora CON i tuoi dipendenti, crea spirito di squadra, condividi i successi aziendali (e anche le sconfitte, senza però puntare il dito e mettere alla gogna), ricompensa il tuo staff quando lavora bene. Vedrai che non te ne pentirai.